Viviamo in un mondo complesso, veloce e interconnesso. L’economia si muove in mercati sempre più internazionali e multiculturali, le persone viaggiano e si spostano con grande facilità rendendo irrilevante la percezione delle distanze fisiche. Quel villaggio globale, ossia quel mondo “piccolo” dove i confini tra diversi stili di vita, tradizioni, lingue ed etnie diventano sempre più sfumati, descritto già negli anni ’60 dal sociologo Marshall McLuhan , può dirsi concretamente realizzato.

Tutto questo è sbalorditivo, ma l’entusiasmo non può sottrarci dal fare alcune doverose riflessioni sulle responsabilità che questi grandi cambiamenti impongono ad ognuno di noi, sia come esseri umani e  cittadini del mondo, che come lavoratori e professionisti.

Sul lavoro e nelle interazioni professionali con clienti stranieri, siamo certi di saper offrire tutta la nostra professionalità, di esserci messi al suo servizio al 100%, senza cadere in alcun pregiudizio rispetto alla sua cultura d’appartenenza?

Cogliere le differenze culturali aiuta a gestire le relazioni professionali

Un mondo globalizzato richiede una nuova flessibilità mentale in grado di facilitare la comunicazione e la comprensione, il rispetto reciproco e l’accoglienza. Non bisogna dare nulla per scontato nell’interazione con l’altro e, soprattutto, non è sufficiente conoscere solo la lingua per comunicare efficacemente con persone di una cultura diversa dalla nostra.

La comunicazione verbale, per di più, rappresenta solo il 5% di ciò che comunichiamo. Tutto il resto è affidato a codici non verbali: gestualità, espressioni del viso, ritmo della conversazione, distanza interpersonale ed altre regole legate ai valori culturali di fondo che, appunto, cambiano da cultura a cultura.

Imparare a cogliere le differenze culturali presenti tra noi e i nostri interlocutori, acquisire maggiore consapevolezza rispetto alle dinamiche relazionali che si sviluppano,può rappresentare uno strumento molto utile per tutti coloro che operano attivamente in contesti “globali”.

Ogni cultura trasmette le proprie credenze e valori in modo inconsapevole

Ogni cultura trasmette le proprie credenze e valori in modo inconsapevole attraverso atteggiamenti e comportamenti non sempre facili da decifrare.

Edward Hall, antropologo, aveva diviso la cultura in due sottocategorie: le culture monocroniche, tipiche del Nord Europa e del Nord America e le culture policroniche, tipiche dell’area mediterranea, di cui noi italiani facciamo parte, ma anche dell’Africa e dell’America Meridionale.

Le prime considerano il tempo come denaro, time is money, e questo implica che il tempo non vada assolutamente sprecato. Va da sé che, se un nostro cliente o partner d’affari appartiene a una cultura monocronica sarà bene evitare di arrivare in ritardo ad un appuntamento: un inglese, uno statunitense o un norvegese daranno la puntualità quasi per scontata, proprio perché è insita nel loro DNA e vivranno la vostra dilazione come una scortesia.

Radicalmente diverso sarà l’atteggiamento di chi appartiene ad una cultura policronica, dove gli orari sono gestiti con maggiore flessibilità e la possibilità di ricalcolare le scadenze prefissate in corso d’opera è più tollerata.

E la comunicazione? Con gli asiatici, in generale, è importante evitare di porre domande chiuse, ovvero domande che presuppongano come risposta semplicemente un “si?” o un “no”, questo perché culturalmente per loro e? molto importante compiacere l’interlocutore ed eviteranno in tutti i modi di rispondervi di no, anche se non è detto che una risposta affermativa significhi che eseguiranno davvero ciò di cui vi hanno rassicurato!

Nelle trattative con i cinesi, sarà bene stare attenti a non concedere tutto subito perche? ai loro occhi potreste perdere autorevolezza e considerazione. Lo stringere la mano, gesto convenzionalmente utilizzato nelle culture d’Occidente per porgere un saluto o sigillare un accordo, tra gli orientali non è previsto. Un rituale importante per presentarsi in modo adeguato soprattutto a un cinese o a un indiano è, invece, lo scambio dei biglietti da visita, meglio se tradotti anche nei caratteri della lingua locale.

5 consigli pratici per sviluppare buone relazioni interculturali

Come abbiamo visto, la conoscenza di codici culturali diversi permette di accedere a sistemi di pensiero multipli, ognuno dei quali produce una comprensione più completa delle varie situazioni relazionali.

È impossibile pensare di comprendere ogni singola sfumatura relativa alle culture dei nostri partner commerciali o dei nostri clienti, ma senza dubbio un professionista che padroneggi  competenze relazionali che possiamo definire “interculturali” avrà molto più successo nella sua attività.

  1. Imparate a conoscere le altre culture da esempi pratici, senza però utilizzarli come generalizzazioni e stereotipi, nemici di una comunicazione interculturale costruttiva ed efficace.
  2. Mettetevi in discussione, osservando il vostro linguaggio del corpo: le posture che indicano ricettività in una cultura possono indicare aggressività in un’altra. Per esempio, guardare l’interlocutore negli occhi, molto diffuso in occidente, e percepito come sfida in oriente.
  3. Ascoltate in modo attivo e con empatia: provate a mettervi nei panni dell’altro, soprattutto quando le percezioni o le idee degli altri sono molto diverse dalle vostre.
  4. Rispettate gli altri e le loro opinioni.
  5. Siate curiosi! Tutti noi siamo il risultato di molti fattori – cultura di origine, famiglia, educazione, personalità- dunque non basta imparare delle regole, ma è fondamentale conservare l’interesse a conoscere, verificare le nostre idee, comprendere e farci comprendere da chi ci sta davanti.