Che cosa ci spinge, ogni giorno, a compiere l’atto di alzarci e cominciare a vivere un’altra giornata, fra impegni personali e quello delle tante ore passate al lavoro?

C’è una traccia invisibile, presente in tutti i noi e che si esprime in modi differenti: la motivazione.

La motivazione è alla base di ogni comportamento umano e nell’ambiente di lavoro e di conseguenza, la scarsa motivazione, è causa di una grande quantità di dispersione di energie. In media infatti le persone sprecano circa il 50% delle proprie energie lavorative in chiacchiere, in navigazione improduttiva su internet o nel disbrigo di faccende personali[1].

Se ognuno di noi fosse maggiormente motivato potrebbe rendere la propria giornata il doppio più produttiva e, soprattutto, soddisfacente e gratificante prima di tutto per sé stesso.

A cosa si può attribuire la scarsa motivazione sul lavoro?

Sembrerà strano e, molto probabilmente, difficile da credere, ma il fattore principale che demotiva le persone ha a che fare con un emozione primaria e che ci portiamo dentro da molto tempo: la paura.

Ci sono due tipi di paura che spingono gli individui a fare meno di quanto vorrebbero o potrebbero:

– la paura del fallimento

– la paura del rifiuto.

Questi timori latenti sono quelli che ci allontanano dal raggiungere una soddisfacente vita professionale e personale.

La paura del fallimento provoca una vera e propria sensazione di paralisi che trattiene gli individui nella cosiddetta “zona di confort” portandoli a evitare di prendere decisioni, correre possibili rischi e assumersi responsabilità. Trovando di conseguenza ogni sorta di scuse e giustificazioni.

La paura del rifiuto, invece, è la paura di essere “sgridati” o criticati e, per evitare che questo timore si realizzi, anche in questo caso si preferisce non agire e non rischiare.

Chi si muove nel mondo professionale, nelle organizzazioni, condizionato da queste paure difficilmente si sentirà rilassato, creativo e proattivo poiché dovrà convivere con uno stato interiore di allerta quasi perenne.

Come uscire dalla paura e aumentare la propria motivazione

Lavorando su di sé.

E cosa significa lavorare su di sé?

Il concetto di sé, innanzitutto, racchiude i valori, le convinzioni, i credo e i punti fermi di ogni persona, che determinano il modo in cui ognuno vede se stesso e si considera in relazione al mondo di cui fa parte.

In altre parole, il concetto che ognuno di noi ha di sé stesso condiziona il modo in cui ci si muove nel mondo. Questo significa che se possiedo una scarsa opinione di me, allora leggerò ogni atteggiamento delle persone con cui mi confronto, come un continuo confermare questa mia credenza profonda.

Il concetto di sé e i 3 elementi che lo contraddistinguono

Il concetto di sé può essere scomposto in altri tre elementi:

  1. il sé ideale, che fa riferimento a ciò a cui ognuno di noi aspira. Chi vogliamo essere e chi vogliamo diventare;
  2. l’autoimmagine, ovvero come pensiamo che gli altri ci vedano;
  3. l’autostima, ovvero quanto noi piaciamo a noi stessi.

Se l’immagine che abbiamo di noi stessi non corrisponde a quello che vorremmo essere, l’autostima cala e, di conseguenza, anche il nostro potere nell’avere successo nelle cose e la nostra motivazione. Chi possiede una scarsa autostima tenderà a non agire per un eccessivo timore di commettere errori e percepirà una grande distanza tra sé e il raggiungimento dei propri sogni.

Ecco perché lavorare su di sé e imparare a conoscersi sempre meglio è importante al fine di migliorare il proprio livello di motivazione. Più mi conosco, più divento amico di me stesso, più potrò fare affidamento sulle mie capacità come un vero e proprio alleato.


 

[1] Secondo una ricerca effettuata dall’agenzia di collocamento Robert Half & Associates.