In apparenza le liti fra fratelli riguardano le loro diversità ma, ad una osservazione più allargata, riflettono, prima di tutto, un conflitto fra i genitori. Così, per esempio, se madre e padre sono in contrasto tra di loro, i figli prenderanno parte per l’una o per l’altro in una sorta di “spartizione” per assegnare un sostegno all’una e all’altro. Così come le diversità che possono essere riconosciute nei figli come un valore «sei determinato come tuo padre, andrai lontano» oppure come una svalutazione «sei testardo come tuo padre, non andrai da nessuna parte».

Naturalmente questo accade in modo assolutamente inconscio e determina, nel tempo, un prezzo molto alto da pagare: la rinuncia di una parte di quella forza naturale che ci viene dall’amore di entrambi i genitori. Ma non è solo questo che verrà a mancare, anche quel rapporto di solidarietà e di “fraternità”, appunto, che determinerà anche la nostra capacità di stare con gli altri, in un gruppo di lavoro, in un gruppo di amici; insomma chi sa stare bene con i fratelli e le sorelle sa stare bene, più naturalmente, anche con gli altri; sa creare comunità e fratellanza.

Fermarsi a riflettere sul proprio vissuto è importante e, determinante, è la capacità di saper allargare la visione, aprire il “grandangolo”, e contemplare la propria storia individuale in un contesto più ampio e allargato che includa i genitori con i loro fratelli, i nonni e ancora più indietro nel tempo, se possibile, anche ai bisnonni e ai trisavoli. Per scoprire come certe dinamiche abbiano preso origine lontano nel tempo e come si ripropongano ciecamente in termini di alleanze e lealtà tra i membri per garantire a tutti qualcosa.

I nodi si ripropongono con l’implicita richiesta di essere risolti attraverso nuove modalità: positive, rispettose e mature. Così la risoluzione di un nodo è un momento di evoluzione dell’intero sistema familiare. La dinamica conflittuale trova un indirizzamento diverso e ciò che era separato si ri-unisce.

“Alla base del funzionamento famigliare e al di là dei giochi di potere osservabili e delle tattiche manipolative, è il sistema di lealtà a dettare gli obblighi e a strutturare il comportamento dei singoli membri e di tutta la famiglia governandone nel frattempo il cambiamento.”
In quest’ottica allargata comprendiamo che molto spesso anche i diversi ruoli che ci vengono assegnati in famiglia possono avere a che fare con qualcosa già accaduto in passato e che resta aperto come nodo da sciogliere nel sistema familiare. Ad esempio un genitore può attribuire un ruolo a un figlio o a una figlia che ricordi un fratello o una sorella molto amati e magari morti o lontani oppure anche che ricordi la propria madre o il proprio padre. Talvolta i figli portano anche lo stesso nome dalla persona che ricordano. Inconsciamente viene proiettato sul figlio il ricordo di altri e la relazione viene orientata in modo da rispondere e soddisfare questa attesa.

Così, talvolta, già da piccoli ci si può ritrovare nel ruolo di “donnina” o “ometto”, cosìsaggi e rassicuranti, a fare da mamma o da papà al proprio genitore. Questo ruolo diventa una gabbia opprimente per il figlio o la figlia, non nutre la relazione adulto–bambino e naturalmente non consente di vivere la relazione con i propri fratelli sullo stesso piano. Il primo passo per interrompere questo circolo vizioso è quello di non giudicarlo e di non giudicare genitori e fratelli poiché tutto ciò accade al di fuori del conscio. E’ necessario imparare a vedere, a leggere, a riconoscere, queste “trappole” e smettere di alimentarle rispondendo automaticamente alle sollecitazioni di rivalità o alle richieste di ruolo che ci vengono poste. Non è semplice ma è un passo di grande amore verso se stessi e verso i propri cari.

Nei percorsi di autosviluppo e crescita personale invitiamo i partecipanti a riconoscere prima di tutto l’appartenenza al proprio sistema familiare che ha trasmesso, al pari dei pesi e delle difficoltà, anche risorse, talenti e capacità. Un inventario delle risorse che abbiamo ereditato da entrambi i genitori ci aiuta a vedere anche un lato della medaglia che molto spesso dimentichiamo di considerare. A partire da questo inventario delle positività passiamo poi a elencare ciò che “non ci piace” del modo in cui i nostri genitori interagiscono con noi e, infine, onestamente a riconoscere come anche noi possediamo parte di questi “difetti”. Solo partendo da un onesto confronto con noi stessi, da un punto di accettazione di capacità e difficoltà nostre e dei nostri genitori, possiamo cominciare a prenderci responsabilità per noi stessi e cominciare atrasformare le modalità distorte o disfunzionali con modi più funzionali, rispettosi e amorevoli.

“Ad occhi chiusi, respirando con dolcezza visualizza tuo padre e dì: “Ti assomiglio” oppure “Faccio come te”

Ad occhi chiusi, respirando con dolcezza visualizza tua madre e dì: “Ti assomiglio” oppure “Faccio come te”

Quindi il primo passo è mettere ordine nella nostra relazione con i genitori e, in modo naturale, accadrà che comprenderemo le dinamiche con fratelli e sorelle e allo stesso modo saremo in gradi di smettere di alimentarle. Spesso i figli soffrono profondamente perché vengono “contesi” dai genitori in lite e/o in separazione e viene loro chiesto di prendere parte per l’uno o per l’altra. I figli non possono fare questa scelta; se costretti vivranno una profonda scissione che li porterà a pagare un prezzo in termini di felicità per compensare in qualche modo il “tradimento” fatto al genitore escluso.